“E io fingo timore a chi non sa
che vento profondo m’ha cercato”
Vento a Tindari
Salvatore Quasimodo
Artista eclettico Massimo Nazarri ama sperimentare senza farsi cementare in sterili lacerti di avanguardie. La sua sperimentazione schiude ad orizzonti fortemente espressionistici quasi a creare sottilmente un contrasto tra la ricerca di una perduta età dell’oro nei paesaggi di pacata armonia e la ineluttabile solitudine di silenzi metropolitani già fortemente evocata da Hopper.
E’ il suo un viaggio dell’anima in cui un onda di consonanza, di pace interiore, si muta in ansia precoce, in “vento profondo” che scuote, percuote, strema figure vitree, nudi femminili a cui sembra essere preclusa alcuna possibile salvezza.
Ed è nelle opere con soggetti femminili che chiara risulta la tecnica di Nazarri, sicura nello studio accurato sia della figura umana sia del chiaroscuro, studio che volutamente cita la lezione storica di Kirchner.
Milanese di nascita e di identità, sembra consciamente ritrarsi in tram solitari, intenti a proseguire un cammino a cui non possono o forse non vogliono sottrarsi.
Daniela Flavia Di Marco*